30 marzo – 5 aprile 2013
Sabato 30 marzo, alle 18.00, alla galleria Il Melograno, in via Marradi 62/68 a Livorno, avremo il piacere di presentare alcune opere di Nicola Piscopo.
Le opere fanno parte del progetto Krampfanfalle, che affonda le sue radici nell’estetica del dolore, tralasciando il razionalismo pittorico e l’umorismo intellettuale, affacciandosi ad un materico espressionismo, sempre di origine figurativa. Prende corpo nel 2012 ed è portato dall’artista nel gennaio 2013 alla Galleria dell’Università del Georgia, a Tbilisi, nella personale intitolata “Krampfanfall – aesthetics of pain”.
Forze invisibili impongono la paralisi psicosomatica e la convinzione irragionevole che non esistano vie d’uscita. L’inestricabile meccanismo eros-thanatos, costringe i soggetti dell’opera ad un’identità che si annienta nel buio instabile e violenta, fatta di una pittura poco lucida, forte, materica e altrettanto violenta.
La mostra proseguirà fino al 5 aprile, con orario 10/13 e 16/20. Chiusi nelle mattine della domenica e del lunedì.
Krampfanfalle, è il titolo del progetto dell’artista, dal tedesco: attacchi convulsivi.
L’orrore, la follia, in poche pennellate di pancia mal controllate. Smorfie Orripilate, demoni personali, che sembrano materializzarsi durante i momenti di buio totale, la rabbia, la solitudine.
È lo status Attacco di Panico ad essere sotto processo. Da queste radici il progetto sprofonda nell’analisi e scomposizione del concetto di Crisi, spostando l’attenzione dal problema egoistico-individuale al problema collettivo. Lo stato di crisi vive nello spirito contemporaneo in tutta l’umanità.
I Calpestati, sono quegli individui sotterrati dagli occhi giudicatori, dai passanti insensibili, dai seminatori di impronte diaboliche nella terra di chi soffre. Il calpestato a quanto pare è una vittima di una società iperaggressiva. Ma più di ogni altra cosa: vittima di se stesso, del suo dolore, e della sua debolezza.
Una lei che vive di paura, nel buio, nel momento di Crisi che non lascia spiragli di luce, un’esistenza destinata all’imminente inesistenza.
Un soggetto sbozzato con crudele decisione, quasi Baconizzato, terrorizzante e terrorizzata dalla sua doppia immagine.
Una lei senza un’identità precisa, con la consapevolezza che la via d’uscita da quel momento di Crisi non esiste.
È sulla scia del così definito “impasto tremendo” del pittore spagnolo-napoletano Ribera, che il progetto comincia la sua strada e d’altra parte sul ricordo di tutta la pittura del naturalismo del 1600 di cui Michelangelo Merisi si fa capostipite. Su fondi scuri, emergono i corpi e i volti, carichi di materia quanto più è satura l’esistenza. È la materia che si fa luce, o meglio il contrario, soltanto ciò che si vede esiste veramente, e soltanto il visibile è raffigurabile. Non esiste il disegno, esattamente come Tiziano osservava il mondo carpendone il colore, e la forma tramite esso.
Esempio di un importante artista che soffriva fortemente della sindrome da attacchi di panico, era Edvard Munch. La sua pittura ne è carica, racconta la disumana sofferenza dell’io di fronte a se stesso e di fronte all’infinito, seguendo la dialettica Kierkegaardiana della disperazione.
Nicola Piscopo: i principali riferimenti storici e artistici
Ribera, il suo impasto tremendo.
Luca Giordano, detto Fa’Presto, e il 600 naturalista (momenti di crisi, pesti carestie e il sovraffollamento delle città)
La cultura nordica
Dal dialogo tra il mito greco e quello nordico, a quello degli sviluppi artistici nell’arco della storia (classicismo e anticlassicismo, visioni della religione, romanico e gotico, manierismo al nord e al sud, neoclassicismo e romanticismo ecc…)
L’espressionismo in generale, e quello Tedesco dei Die Bruke
L’estetica del dolore di inizio 900(essendo un momento di crisi)
Egon Schiele e la sensualità assassina
Klimt e il mito eros thanatos (la donna detentrice del potere, assassina)
Bacon e le sue visioni trasfigurate, folli psicosi
L. Freud e la sua pittura psicologica e nervosa
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